Roma è sempre la sua casa. Delio Rossi ha potuto riabbracciarla in questi giorni, approfittando della sosta per le nazionali, l’ex tecnico biancoceleste ha prolungato le sue mini vacanze nella Capitale, dove ancora vive la sua famiglia. E’ tornato a riassaporare l’affetto e gli umori di una piazza che lo terrà sempre nel cuore, non solo per i risultati centrati nel suo quadriennio biancoceleste. L’uomo Delio torna a parlare della Lazio, lo fa senza quell' amaro in bocca che fino a pochi mesi fa non gli permetteva di ripercorrere a pieno ricordi mai sopiti: “Di Roma mi manca molto, avverto che sarà sempre la mia casa – confessa il tecnico romagnolo ai microfoni di teleradiostereo - . Sicuramente mi manca Formello, anche perché era vicino casa mia, mi manca l’Olimpico che era una vetrina importante, paradossalmente mi mancano anche i giornalisti a cui mi ero ormai abituato. Il Palermo è una realtà diversa rispetto alla Lazio. Ha un target diverso, investe molto sui giovani e sulla prospettiva. La Lazio sotto questo punto di vista è un gradino più alto”.
Torna a parlare di Lazio, commentando il momento d’oro della squadra di Reja e puntando il dito su una sterzata societaria che già ai suoi tempi attendeva: “Il salto di qualità avremmo potuto farlo nell’anno in cui abbiamo centrato la qualificazione in Champions – spiega Rossi - . Paradossalmente il nostro trionfo non è stato gestito bene, perché quella squadra aveva bisogno di rinforzi in considerazione delle tre competizioni che eravamo chiamati a svolgere. Sugli errori, se uno non è testone, impara. La grande paura dell’anno scorso ha fatto si che quest’anno sia stata costruita una squadra logica. Ora la Lazio è una compagine di livello, sicuramente prima di logica ce ne è sempre stata poca. Certe scelte neanche io le ho mai capite. Non so se questa Lazio sia più forte della mia, certamente è più di rendimento. E’ più affidabile, ha un buon portiere, ha un difensore centrale dominante (Dias,ndr) che io non ho mai avuto ed ho spesso cercato, un centrocampo di gente che ha qualità e quantità. In questo Ledesma e Matuzalem rappresentano due centrocampisti che ultimamente la Lazio non ha mai avuto. Poi c’è un giocatore importante come Hernanes, un grande centravanti e soprattutto una rosa adeguata. La forza della Lazio, infatti, non sono i titolari, ma le alternative di livello di cui può disporre. Tra l’altro sono tutti elementi molto navigati, mentre io avevo tutti giocatori che erano forti potenzialmente, come Ledesma, Behrami, Muslera, Kolarov, Zàrate. Poi però è venuta meno la logica, perché il progetto è stato abbandonato. Ho capito che non c’erano più i presupposti per andare avanti insieme alla fine del girone di andata (campionato 2008-2009, ndr). Lì ho capito che non potevo andare avanti con il mio lavoro. Si era incrinato il rapporto di fiducia con il presidente, non credevo più in questa persona”.
Poi ci sono dei calciatori che sono stati forgiati da Mastro Delio che dopo qualche anno sono arrivati a livelli internazionali: “Vedere un giocatore come Pandev alzare la Champions League per me è stato un orgoglio. Arrivò dai bassifondi, con me fu anche il più sostituito d’Italia, ora recita ruoli importanti. Penso di aver contribuito alla sua crescita”.
La coppia Ledesma-Matuzalem, un chiodo fisso targato Rossi, ancor di più con la presenza sulla trequarti di Hernanes: “Possono assolutamente giocare tutti e tre insieme, perché sono giocatori che hanno qualità e quantità, sono complementari. Il problema è che la Lazio non ha ancora potuto vedere il migliore Matuzalem. Io l’ho solo intravisto in allenamento, mi auguro per lui che risolva i suoi problemi, perché ci troviamo davanti un calciatore ancora da scoprire. Per quanto riguarda Ledesma, forse è stato l’unico giocatore per il quale ho insistito e mi è stato preso è stato Ledesma. Forse neanche lo volevano prendere, ho insistito talmente tanto che poi ho anche pagato con una squalifica”.
A proposito di centrocampo e di rincalzi di lusso, tra le seconde linee biancocelesti c’è anche l’australiano Mark Bresciano. Un elemento che Reja conosce bene: “E’ un interno di centrocampo, ha anche il gol. Mi è dispiaciuto molto non averlo schierato nell’ultimo periodo di Palermo perché ha avuto problemi fisici. Se li risolve è un giocatore molto importante”.
Ora sulla panchina capitolina c’è Edy Reja: “E’ una persona di buon senso, capace ed intelligente. E’ arrivato in punta di piedi, ha visto quali erano i problemi e senza fare stravolgimenti ha messo i puntini sulle i, ma l’ha fatto in maniera logica perché lui non spaccia calcio ed alchimie, fa solo il suo lavoro nel modo serio. Inoltre mi sembra una persona seria”.
Piena promozione, dunque, per il tecnico goriziano. Anche per come sta gestendo il rilancio di Mauro Zàrate: “E’ fortissimo, è un talento cristallino. Secondo me in passato è stata sbagliata la sua gestione, mi riferisco a chi gli sta vicino, al suo entourage, alla stessa piazza di Roma. Come tutti i giovani ha pregi e difetti, deve lavorare. E’ sbagliato pensare che basti dirgli ‘Vai in campo e fai come vuoi’, in una squadra come la Lazio questo non è possibile. Penso che la gestione giusta sia quella di Reja”.
C’è un calciatore che ora brilla in Sicilia, ma che già ai tempi della Lazio era stato messo sotto osservazione: “Se ne parlava, ma come se ne parlava come tanti altri. Quest’anno di diceva anche della possibilità da parte del Palermo di arrivare ad Hernanes, ma sapendo la cifra sapevamo che sarebbe stato impossibile”.
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