Ha perso partita e primato, portandosi dietro anche la contestazione di Zarate. Uscito dal campo con un applauso (ironico?), per poi rifugiarsi immediatamente negli spogliatoi. Non ha gradito la sostituzione, una decisione che è andata a pesare su un nervosismo di base nato dal fatto di non sentirsi considerato giocatore di prima fascia. Diciamo subito che fino a quel momento (25' della ripresa) l'argentino non aveva creato pericoli, anzi aveva sbagliato in più di un'occasione. Ma era comunque riuscito a tenere alta la squadra, a cucire tra difesa e attacco andandosi ad assumere l'onere di quasi tutte le ripartenze.
Ma non è stato lì che la Lazio ha perso la partita. Una gara decisa da un grande gol di Parolo, una mazzata da trenta metri che è andata a infilarsi sotto la traversa. La squadra romana è sembrata inadeguata in alcuni elementi (Diakitè, Bresciano) e soprattutto priva di spinta in fase offensiva. Pensando troppo al Napoli, si è ritrovata ad avere poco da puntare sul campo del Cesena, ultima della classifica.
VELOCITA’ -Ha sofferto maledettamente nella mezzora iniziale. Sulla sua fascia sinistra il Cesena ha spinto e non ha trovato opposizione. Giaccherini andava via in velocità, lasciando sul posto Diakitè, creandosuperiorità numerica e riuscendo a concretizzare quel vantaggio. C'era troppo campo laggiù, Ledesma doveva andare più volte in copertura e in alcune occasioni si trovava in affanno. Per tre volte in sei minuti il Cesena creava occasioni da gol (Colucci, Giaccherini e Parolo nell'ordine). Appiah e Parolo giocavano alti e pressavano. La Lazio penava l'anima nel tentativo di frenare l'offensiva, Muslera si produceva in due ottimi interventi. Bresciano vagava per il campo in un ruolo che non sentiva suo. Poi, qualcosa cambiava.
FIDUCIA -Era Ficcadenti, il coach del Cesena, a restituire fiato e spazi alla squadra romana. Sembrava quasi volesse farsi del male da solo. Invertiva gli esterni. Jimenez a sinistra, Giaccherini a destra. Spezzava cioè il meccanismo che sino a quel momento aveva dato tanto alla sua squadra. Accadeva così che Diakitè riacquistasse fiducia, provasse addirittura a spingere. Era la Lazio tutta a crescere, ad andare assai vicina alla marcatura con una magia di Foggia, che concludeva un pregevole scambio con Floccari, disegnando una palombella ( come si direbbe nella pallanuoto) che andava a centrare la traversa (38'). Peccato, sarebbe stato un grande gol.
Reja provava a cambiare più volte il modo di giocare le sue carte. Aveva già osato abbastanza nel momento in cui aveva mandato in campo la squadra, sostituendo più della metà degli uomini rispetto al derby contro la Roma. Qualche sostituizione naturale, qualche riposo forzato in vista della sfida con il Napoli di domenica all'oradi pranzo. Il tecnico friulano provava addirittura un 4- 2- 1- 3 che vedeva Bresciano dietro il trio Foggia- Zarate- Floccari. E nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo la Lazio usciva dal tunnel. Riprendeva in mano il gioco e occupava la metàcampo avversaria, cosa che nei primi trenta minuti non era mai riuscita a fare.
Floccari lottava come un leone, ma così facendo sprecava incredibili energie per poi non essere più in condizione nel momento in cui era chiamato a svolgere il suo lavoro. Quello del bomber. Foggia riusciva a macinare avversari e gioco. Dietro la mediana Ledesma/ Matuzalem con Bresciano leggermente più avanti chiudeva il tempo regalando la speranza di una ripresa più solida, maggiormente efficace. Da prima della classe. Da squadra che si era presentata qui con quattro vittorie esterne consecutive, contro un Cesena chenon vinceva da sette gare.
SCOSSONI -Nella ripresa Ficcadenti riportava l'assetto nella configurazione che gli aveva dato così brillanti risultati, con Giacchetti a sinistra. Ma Lauro doveva fare i conti con Foggia e non poteva più appoggiare il compagno, mentre Parolo doveva svolgere un lavoro di copertura superiore a quello dei 45' iniziali. Il secondo tempo scivolava via senza scossoni, senza emozioni. Fino al capolavoro di Parolo. Una brutta botta per la Lazio che sembrava ormai pronta a godersi un pari esterno che le avrebbe permesso di mantenere la testa della classifica, anche se in comproprietà. E domenica c'è un Napoli in crescita.
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