venerdì 12 novembre 2010

Serie A 2010-2011; 11° Giornata: Cesena-Lazio 1-0

Ha perso partita e primato, portandosi dietro anche la contesta­zione di Zarate. Uscito dal campo con un applauso (ironico?), per poi rifu­giarsi immediatamente negli spoglia­toi. Non ha gradito la sostituzione, una decisione che è andata a pesare su un nervosismo di base nato dal fatto di non sentirsi considerato gio­catore di prima fascia. Diciamo subi­to che fino a quel momento (25' della ripresa) l'argentino non aveva creato pericoli, anzi aveva sbagliato in più di un'occasione. Ma era comunque riuscito a tenere alta la squadra, a cucire tra difesa e attacco andandosi ad assumere l'onere di quasi tutte le ripartenze.

Ma non è stato lì che la Lazio ha per­so la partita. Una gara decisa da un grande gol di Parolo, una mazzata da trenta metri che è andata a infilarsi sotto la traversa. La squadra romana è sembrata inadeguata in alcuni ele­menti (Diakitè, Bresciano) e soprat­tutto priva di spinta in fase offensiva. Pensando troppo al Napoli, si è ritro­vata ad avere poco da puntare sul campo del Cesena, ultima della clas­sifica.

VELOCITA’ -Ha sofferto maledetta­mente nella mezzora iniziale. Sulla sua fascia sinistra il Cesena ha spin­to e non ha trovato opposizione. Giac­cherini andava via in velocità, la­sciando sul posto Diakitè, creandosuperiorità numerica e riuscendo a concretizzare quel vantaggio. C'era troppo campo laggiù, Ledesma dove­va andare più volte in copertura e in alcune occasioni si trovava in affan­no. Per tre volte in sei minuti il Cese­na creava occasioni da gol (Colucci, Giaccherini e Parolo nell'ordine). Appiah e Parolo giocavano alti e pressavano. La Lazio penava l'anima nel tentativo di frenare l'offensiva, Muslera si produceva in due ottimi interventi. Bresciano vagava per il campo in un ruolo che non sentiva suo. Poi, qualcosa cambiava.

FIDUCIA -Era Ficcadenti, il coach del Cesena, a restituire fiato e spazi alla squadra romana. Sembrava quasi vo­lesse farsi del male da solo. Inverti­va gli esterni. Jimenez a sinistra, Giaccherini a destra. Spezzava cioè il meccanismo che sino a quel momen­to aveva dato tanto alla sua squadra. Accadeva così che Diakitè riacqui­stasse fiducia, provasse addirittura a spingere. Era la Lazio tutta a cresce­re, ad andare assai vicina alla marca­tura con una magia di Foggia, che concludeva un pregevole scambio con Floccari, disegnando una palom­bella ( come si direbbe nella palla­nuoto) che andava a centrare la tra­versa (38'). Peccato, sarebbe stato un grande gol.

Reja provava a cambiare più volte il modo di giocare le sue carte. Aveva già osato abbastanza nel momento in cui aveva mandato in campo la squa­dra, sostituendo più della metà degli uomini rispetto al derby contro la Roma. Qualche sostituizione natura­le, qualche riposo forzato in vista del­la sfida con il Napoli di domenica al­l'oradi pranzo. Il tecnico friulano provava addirittura un 4- 2- 1- 3 che vedeva Bresciano dietro il trio Fog­gia- Zarate- Floccari. E nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo la La­zio usciva dal tunnel. Riprendeva in mano il gioco e occupava la metà­campo avversaria, cosa che nei primi trenta minuti non era mai riuscita a fare.

Floccari lottava come un leone, ma così facendo sprecava incredibili energie per poi non essere più in condizione nel momento in cui era chiamato a svolgere il suo lavoro. Quello del bomber. Foggia riusciva a macinare avversari e gioco. Dietro la mediana Ledesma/ Matuzalem con Bresciano leggermente più avanti chiudeva il tempo regalando la spe­ranza di una ripresa più solida, mag­giormente efficace. Da prima della classe. Da squadra che si era presen­tata qui con quattro vittorie esterne consecutive, contro un Cesena chenon vinceva da sette gare.

SCOSSONI -Nella ripresa Ficcadenti riportava l'assetto nella configurazio­ne che gli aveva dato così brillanti ri­sultati, con Giacchetti a sinistra. Ma Lauro doveva fare i conti con Foggia e non poteva più appoggiare il com­pagno, mentre Parolo doveva svolge­re un lavoro di copertura superiore a quello dei 45' iniziali. Il secondo tem­po scivolava via senza scossoni, sen­za emozioni. Fino al capolavoro di Parolo. Una brutta botta per la Lazio che sembrava ormai pronta a goder­si un pari esterno che le avrebbe per­messo di mantenere la testa della classifica, anche se in comproprietà. E domenica c'è un Napoli in crescita.

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